Sintomi vaghi e aspecifici (Medically Unexplained Symptoms, MUS)
Nella maggior parte delle visite effettuate presso gli ambulatori di Medicina Generale, il medico concentra la sua attenzione su dati clinici conclamati, caratterizzati da una sintomatologia chiaramente riconoscibile. Altri sintomi, che potrebbero essere definiti vaghi, quali stanchezza cronica, disturbi del sonno o dell'appetito, irritabilità del colon o stipsi, disturbi del tono o dell'umore, sindromi dolorose aspecifiche ecc., sono invece talvolta sottovalutati. Questi sintomi restano in gran parte non spiegati, non vengono cioè ricondotti alla precisa causa, patologia o disturbo. Nella letteratura anglosassone sono identificati con l’acronimo “MUS”, Medically Unexplained Symptoms. L'insorgenza dei MUS nei pazienti della medicina generale va facendosi sempre più frequente, ed in diverse occasioni [1, 2, 11, 14, 17, 21] sono state sottolineate le difficoltà insite nel trattamento di questi sintomi, sia da un punto di vista diagnostico che, conseguentemente, terapeutico. Diviene quindi rilevante sottolineare il rischio che può celarsi dietro ad una diagnosi di natura psicosociale che, determinata dall'oggettiva difficoltà dell'indagine medica, può far sì che vengano trascurate delle patologie nascoste [17]. La maggior parte delle pubblicazioni sull'argomento descrive una situazione la cui complessità ha inizio già dal colloquio con il paziente, che difficilmente riesce a comunicare in modo preciso i suoi stessi disagi e sintomi. Non sembrano particolarmente convincenti i vari strumenti di classificazione tradizionali, basati su interviste ai pazienti [12], che, proprio a causa dell'assenza di dati concretamente misurabili, difficilmente possono sfuggire alla soggettiva percezione del paziente. Un significativo passo in avanti, nella valutazione dell'impatto dei MUS, può essere invece compiuto qualora a questo tipo di interviste si affianchino degli strumenti precisi in grado di fornire misurazioni oggettive (vedi TomEEx – Tomografia Elettrolitica Extracellulare, BIA-ACC – Analisi Clinica Avanzata della Composizione Corporea e PPG Stress Flow - Analisi, monitoraggio e biofeedback del sistema nervoso autonomo e della variabilità della frequenza cardiaca) di parametri espressivi dello stato di salute del paziente.
Il ruolo dell'asse HPA e dell'infiammazione cronica
Il ritmo circadiano della secrezione del cortisolo rappresenta per il corpo un importante fattore endogeno di sincronismo, e dovrebbe essere armonizzato con il contingente stato di ricettività delle cellule e con le esigenze dell'organismo. In un soggetto sano infatti, la secrezione di CRH (ipotalamo) ed ACTH (ipofisi) sono particolarmente sensibili all'abbassamento notturno del livello di cortisolo [36], in modo da indurre all'acrofase (momento di massima concentrazione) del ritmo circadiano del cortisolo circa mezz'ora dopo il risveglio, promuovendo la risposta e l'adattamento dell'organismo allo stress; l'aumento del livello del cortisolo, recepito dall'ipofisi, provoca a sua volta la progressiva diminuzione della secrezione di ACTH (regolazione retroattiva dell'HPA) e quindi il conseguente abbassamento dell'attività delle ghiandole surrenali e della secrezione del cortisolo. Un'alterazione del ritmo circadiano dei glucocorticoidi però, ed in particolare un anomalo appiattimento del livello del cortisolo (quando, cioè, la sua secrezione risulti persistente nel tempo) legato ad una condizione di stress cronico dell'asse HPA (HPA axis index - BIA-ACC), si correla all'insorgenza di molte forme patologiche, da qui l'esigenza di uno strumento pratico in grado di valutare la capacità di reazione e retroazione dell'asse HPA (vedi TomEEx - Tomografia Elettrolitica Extracellulare e BIA-ACC – Analisi Clinica Avanzata della Composizione Corporea). Gli studi sulle relazioni tra diverse condizioni patologiche e gli squilibri dell'asse HPA sono numerosi, ed hanno riscontrato evidenti legami tra livelli anomali di glucocorticoidi e patologie molto disparate, quali depressione [2, 12], ansia ed attacchi di panico [5, 33, 38], deficienza dell'ippocampo e relativa diminuzione delle capacità mnemoniche [6], disturbi del sonno [6, 7, 9, 19, 27], sindrome da affaticamento cronico (CFS) [24], fibromialgie e patologie autoimmuni [10, 31], colon irritabile [23], ipertensione [35], disturbi alimentari ed obesità [8, 18, 25, 26, 30, 32], forme reumatiche [4, 20] ecc. L'attivazione persistente dell'asse HPA (HPA axis index: Flat Low/High - BIA-ACC) può a sua volta essere causata dalla cronicizzazione di processi infiammatori [28, 29]; l'azione antinfiammatoria dei glucocorticoidi è però in questi casi destinata a declinare rapidamente anche a causa dello squilibrio rispetto alla ricettività delle cellule, mentre resteranno a carico dell'organismo l'aumento del livello dei glucocorticoidi, e l'alterazione dei relativi ritmi circadiani.
L'infiammazione cronica, dal punto di vista idroelettrolitico, è caratterizzata localmente da un aumento degli elettroliti extracellulari e da una perdita di elettroliti intracellulari e, a livello sistemico, da una disidratazione con perdita di elettroliti richiamati nei distretti infiammati, in quanto utili per il mantenimento stabile del pH extracellulare. Il persistere di questa perdita sistemica comporta un abbattimento delle riserve degli elettroliti, ed in particolare dei sistemi tampone fosfato e bicarbonato (vedi Approfondimenti sul pH tissutale extracellulare, stress ossidativo e considerazioni cliniche BIA-ACC). Lo scompenso ionico nei distretti infiammati porta, perdurando, ad un'alterazione del potenziale di membrana (determinato dalla differenza nella concentrazione degli elettroliti dentro e fuori dalla cellula), che può arrivare sino all'inversione della polarità.
Regolazione idroelettrolitica in presenza di infiammazione cronica
Per riportare l'asse HPA alla condizione fisiologica è necessario regolare l'equilibrio ionico nei distretti soggetti ad infiammazione cronica, al fine di normalizzare la secrezione di glucocorticoidi e poterne quindi ristabilire i ritmi circadiani fisiologici. Le zone affette da processi infiammatori cronici sono caratterizzate da un alto livello di scambio ionico, e perciò da un flusso di corrente tale da generare un campo elettromagnetico rilevabile strumentalmente dal dispositivo di biofeedback terapeutico RegMatEx – Regolazione della Matrice Extracellulare. Dall'analisi spettrale del segnale acquisito, il dispositivo effettua, dopo opportuni procedimenti di correzione (potenziali, frequenze, e magnitudo), una stimolazione elettromagnetica selettiva di “compensazione ionica” in grado di riequilibrare il livello di scambio intra-extracellulare nei distretti soggetti ad infiammazione cronica, e quindi di ridurre il livello di flogosi abbassando conseguentemente la concentrazione di glucocorticoidi. Per favorire l'azione strumentale sono ovviamente necessarie un'adeguata idratazione e la disponibilità preventiva, a livello sistemico, degli elettroliti fondamentali quali bifosfati, bicarbonati, magnesio, potassio e calcio (vedi approfondimenti sul pH tissutale e sullo stress ossidativo e preparazione al trattamento RegMatEx).
Autore: Dario Boschiero - Data: 13/11/2020
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Bibliografia